L'uccisione della libertà di parola, la censura dei libri in Cina.

Di Simone Cattivelli.


Quando si pensa alla Cina, in mente si hanno due immagini di solito; la prima è quella della Cina odierna, industrializzata e in pieno sviluppo economico, la stessa che fino a pochi anni fa era comandata con un pugno di ferro dalle politiche nazionalistiche di Mao Tse-tung. La seconda è quella di cui preferisco parlare però, una Cina elegante e raffinata, ricca di parole rosee e di storie affascinanti. La Cina antica della letteratura, della calligrafia e della poesia.

Oggi voglio raccontarvi di come uno dei miei libri preferiti sia stato censurato dalle autorità Cinesi, insieme a molti altri.

Ma prima, ricapitoliamo come l’avvento del comunismo abbia dissacrato e ucciso la cultura Cinese classica.

Era il 1° ottobre 1949, quando Mao proclamò la nascita della Repubblica Popolare Cinese. A distanza di quasi 10 anni, lo stesso Mao lanciò il “grande balzo in avanti”, un piano economico e sociale che proponeva di mobilitare la vasta popolazione cinese per riformare rapidamente il paese, trasformando il sistema economico rurale in una moderna, industrializzata società comunista.
Lasciatemi dire che il piano di Mao fallì… molto malamente, e si stima che durante quel periodo morirono circa 30 milioni di persone (forse anche di più) per una carestia che colpì il paese a causa delle orribili decisioni di Mao, decisioni che se viste in retrospettiva, fanno veramente ridere.

Il completo fallimento del “grande balzo in avanti” compromise il potere politico di Mao, che per riprendere il suo stato di leader supremo iniziò la “Grande” rivoluzione culturale.

Durante la rivoluzione culturale molti patrimoni culturali cinesi, libri, e migliaia di monumenti furono distrutti.
Furono create le guardie rosse, un gruppo di studenti universitari indottrinato dalle idee marxiste-leniste di Mao, che si rivelarono cruciali per controllare la popolazione e per aiutare Mao a riprendere il potere perso.
I membri delle guardie rosse diventarono i futuri leader del paese, e l’immagine di Mao rimane tutt’oggi venerata in Cina, dove viene comunemente chiamato “Presidente Mao”, oppure il “quattro volte grande” (Grande Maestro, Grande Capo, Grande Comandante Supremo, Grande Timoniere)

Da allora, il partito comunista Cinese ha preso come esempio il modus operandi di Mao, e quando qualcosa va contro i loro ideali va censurato o eliminato.

In uno dei miei capitoli di letteratura moderna preferiti, l’autore Gu Zhen Ren si azzarda a fare una metafora sul comunismo e le guardie rosse, ricreando l’esatto scenario del 1970 in un mondo fantasy, dove esistono delle sottospecie di essere umani, chiamati uomini-roccia.

Gli uomini-roccia hanno delle caratteristiche peculiari; sono fatti completamente di roccia ed hanno una vita lunga, solitamente di 1000 anni. Pezzi di oro, diamante, e altre gemme preziose si attaccano naturalmente alle loro schiene, rendendo possibile riconoscere i più anziani dai giovani, che ne hanno di meno.
Estrapolo di cap. 412: “Ma il cielo non ha occhi e non favorisce nessuna razza, pertanto, per ogni fortuna ottenuta c'è un prezzo da pagare.”
Infatti, il prezzo da pagare è molto alto in questo caso: gli uomini-roccia hanno bisogno di riposare per almeno 7 o 8 anni dopo aver fatto attività fisica, altrimenti rischiano di morire di debolezza.

Il protagonista della storia, Fang Yuan, è un uomo di 500 anni che ha abbandonato la sua umanità, e che ha come unico obiettivo diventare immortale. Per raggiungere tale obiettivo, è disposto a diventare un demone senza scrupoli. Nel punto della storia in cui incontra gli uomini-roccia (inizio del terzo libro) è già abbastanza potente da poter obliterare una piccola nazione da solo con la sua magia nera, o “Gu” (Insetti che nella mitologia Cinese venivano usati per creare veleno o maledizioni).

Egli incontra gli uomini-roccia, che fino al suo arrivo vivevano in pace e armonia in una specie di paradiso utopico, e con un complotto, manipola i giovani uomini-roccia nell’avere pensieri imperialistici. Dopodiché, grazie a Fang Yuan, che rappresenta il governo Cinese e invoca paura nei cuori degli uomini-roccia con la sua potenza militare, e a Yan Yong, un giovane uomo-roccia facilmente influenzabile che diventa il leader delle “tuniche rosse” (guardie rosse), i giovani uomini-roccia si ribellano contro quelli più anziani e saggi, che vengono costretti a lavorare per costruire una diga lunga 100km.

Gli oppositori politici vengono mandati a lavorare fino allo sfinimento, ma anche i semplici lavoratori che si limitano a fare quello che viene detto muoiono a causa del tratto fisiologico degli uomini-roccia che non gli permette di stancarsi. Quando finalmente finiscono di costruire la diga, rimane solo una scena di desolazione e morte, e della popolazione iniziale di 50'000 uomini-roccia rimangono soltanto 600 persone.

Famigliare?

È un chiaro riferimento al grande balzo in avanti di cui ho parlato prima, dove sono morte milioni di persone quasi nello stesso modo, e il mio riassunto non fa veramente giustizia all’ingegnosità del capitolo.
Sono sicuro ci sia voluto un coraggio incredibile per scrivere qualcosa del genere. Il governo cinese non prende molto bene le critiche verso il presidente Mao, e Gu Zhen Ren ha guadagnato il mio rispetto eterno scrivendo qualcosa di così “controverso”, in un paese dove la libertà d’espressione non esiste.

Il libro, insieme a molti altri, è stato purtroppo bannato dalle autorità Cinesi, che in un controllo qualità l’hanno ritenuto troppo violento e osceno per continuare. La verità però chi l’ha letto la sa; Reverend Insanity è un libro che promuove l’individualismo, rivelando verità scioccanti attraverso gli occhi di un autore che fa moltissime metafore e parallelismi con il mondo reale. È una storia che rappresenta la costante ricerca della libertà del protagonista Fang Yuan, che è soppresso dalla Corte Celeste, i retentori e decisori del destino di ogni essere vivente.

L’autore sta attualmente scrivendo un altro libro in attesa che il suo contratto con Qidan, l’editrice con cui è contrattato, finisca.
Ha inoltre promesso di pubblicare la continuazione di Reverend Insanity, che è ormai quasi completato, su WeChat (il whatsapp Cinese), nonostante la censura da parte del governo.

Gu Zhen Ren è la vera definizione di una persona che ama quello che fa. Ha passato 8 anni della sua vita a scrivere un romanzo lunghissimo (per mettere in prospettiva, ha scritto quasi ogni giorno un capitolo, fino ad arrivare a 2286 capitoli, o se preferite, 5.92 milioni di parole!), e il suo duro lavoro è stato reso nullo da dei funzionari statali con troppo tempo tra le loro mani. Ma lui si è ripreso, ed ha continuato ad andare avanti, nonostante avesse ammesso in un’intervista di soffrire di depressione e di essere quasi impazzito quando il suo libro è stato bannato.

Se tutto il popolo Cinese fosse coraggioso come il maestro Ren, non ci sarebbe una dittatura in Cina, e se non ci fosse il PCC, oggi tra i grandi classici del fantasy sono sicuro che ci sarebbe Reverend Insanity.

Commenti

  1. Bello e soprattutto argomento di cui non si parla comunemente ma spiegato bene e in modo interessante.

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  2. Ho trovato questo articolo molto interessante e in grado di far riflettere su una tematica importante di cui generalmente non si sente parlare. La breve descrizione della trama del libro ha saputo incuriosirmi, nonostante sono solita leggere altri generi. Concordo con la frase che Simone ha voluto utilizzare per la conclusione di questo articolo che, a mio parere, è stato sviluppato molto bene.

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