"siamo stanchi di subire" - editoriale
“Siamo stanchi di subire”
Di
Riccardo Visentin
Prima
il Manzoni, poi il Carducci ed, infine, il Vittorio Veneto. Un “effetto domino”,
annunciato già i 10 gennaio in occasione della prima delle tre occupazioni.
La
motivazione di tali agitazioni al contrario di quanto si possa pensare, non è
soltanto il ritorno dello scritto all’esame di maturità. Bensì, c’è molto di
più in ballo: disagi strutturali, ambienti stretti e fatiscenti e forti
problemi psico-sociali.
Gli
studenti del Carducci, infatti, denunciano che il 76% di loro soffre di
attacchi di panico a causa dello stress da interrogazione; gli studenti del
Vittorio Veneto, invece, parlano di un 39,9% di liceali che soffre “gravemente”
di ansia, mentre il 65% ha riportato un calo di interesse e motivazione. Il dato
più grave, però, è quello che riguarda i ragazzi che hanno pensato di lasciare
la scuola: circa il 30% degli studenti.
Numeri
pesanti, tristi, risultato non solo di due anni tra Dad, Did e didattica in
presenza a singhiozzo. Sono anche e soprattutto segno di un mancato ascolto da
parte del mondo politico, che sembra soltanto pensare a ripartire in retta a
furia, ma che non tiene conto di mancanze e problemi enormi, risalenti, spesso,
a prima della pandemia.
Se
era difficile avanti prima, dopo il covid la situazione è degenerata. I problemi
della scuola pubblica italiana per cui oggi protestano gli studenti sono gli
stessi che continuano ad essere denunciati da anni, e per cui si è fatto poco e
niente.
Per
questo, mi associo alla protesta degli studenti che stanno protestando: noi
giovani NON siamo numeri, e non meritiamo di essere trattati come tali. Noi
siamo il futuro, siamo potenziale, siamo esseri umani. Soffriamo e non poco. Ci
sono situazioni che ci mettono sotto un’eccessiva pressione, tutti i giorni. Abbiamo
bisogno di sentirci compresi ed aiutati, seguiti da chi è più grande di noi,
altrimenti rischiamo di perdere intraprendenza e piacere di studiare.
Per quanto riguarda i problemi
strutturali, la speranza è quella che, con i fondi del Pnrr, arrivino capitali
da investire nella lotta al degrado e per creare nuovi spazi negli istituti.
Parlando, invece, della situazione
sociale e psicologica, sarebbe opportuna la nascita o la riorganizzazione di
strutture di ascolto, di aiuto, di sostegno interne ad ogni istituto, e di una
maggiore comprensione di noi studenti da parte dei docenti e delle istituzioni.
Combattete con le armi gentili e non abbiate paura di farvi sentire!in bocca al lupo e forza,ci vuole coraggio ma ne avete da vendere!!bravo Riccardo continua così e circondati di quelli giusti come te!!
RispondiEliminaConcordo pienamente. Grazie mille dell'appoggio e dei complimenti
EliminaCiao Riccardo, sono molto fiera che esistano (ne ero certa) ragazzi e ragazze che si battono per i loro diritti e lo fanno in modo costruttivo. Complimenti per il vostro impegno, noi adulti abbiamo il compito di fermarci e chiederci cosa possiamo fare per aiutarvi e sostenervi. Ci penso spesso. In bocca al lupo
RispondiEliminaGrazie mille, è importante sentire che anche il "mondo degli adulti" ci sostiene. Ho sempre creduto nel dialogo costruttivo come mezzo che porta al cambiamento
EliminaRiuscire a sentire ed esprimere il proprio pensiero critico... Che meraviglia! Grazie
RispondiEliminaGrazie a voi lettori! Sentire che ciò che diciamo viene compreso e condiviso è l'energia che ci dà la forza per migliorarci sempre!
EliminaUn abbraccio fortissimo a tutti voi che non siete ascoltati e presi in considerazione da nessuno. Si parla di scuola che deve andare avanti senza se e senza ma, lasciando i ragazzi ai loro problemi e chi se ne frega se non stanno al passo con il "programma" e le valutazioni. Chi se ne frega se si stanno demotivando perdendo il senso dello studio e spesso anche della vita. Voci inascoltate e spesso irrilevanti per chi è insegna e per chi dirige. Ci sono cose più importanti di voi? Cos è la scuola se non voi stessi e la vostra formazione?
RispondiElimina❤️
Grazie mille del meraviglioso comento e della grande comprensione. Come dici tu, il problema, troppo spesso, è il "programma" e non noi studenti che (cito anche questo) "siamo la scuola"
EliminaBelle parole :) Ho 24 anni ma capisco perfettamente ciò che scrivi, già quando io frequentavo le superiori era tutto molto difficile e mi sentivo scarsamente motivata (e non c'era neanche la pandemia di mezzo), quindi posso immaginare quanto siano peggiorate le cose. Spero vivamente anche io che la politica si renda conto che l'istruzione è importante ma che la salute mentale degli studenti lo è ancora di più.
RispondiEliminaFrancesca.
Grazie del commento. Questa argomentazione rafforza ancor di più la tesi del fatto che alcuni dei problemi non sono nati con la pandemia, bensì alcuni hanno origini più lontane, e questo rende ancor più "triste" il tutto
EliminaTi leggo, Riccardo, e mi rattristo perchè non è sano che un giovane mostri più saggezza dei suoi genitori (in senso lato). E poi ti sono grata di queste parole, che offrono coraggio e speranza a una generazione (e a un Mondo) intriso di insicurezza e rabbia. Desidero dirti che non sei solo: ragazzi e adulti in altre città condividono e accolgono la sofferenza e l'urgenza del cambiamento di priorità. La svolta ci sarà!
RispondiEliminaLo spero vivamente Viola. Spero che il cambiamento che tanto ci auguriamo noi studenti venga presto, per noi della così detta "generazione Z" ma anche per l generazioni di studenti che verranno in futuro
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