il macabro spettro della guerra

 

Il macabro spettro della guerra - editoriale

 

Di Riccardo Visentin

È successo di nuovo. Ancora una volta, l’uomo è ricascato nella trappola della violenza, della guerra. E, si, è arrivata anche qui da noi, da noi europei che, ormai, ci eravamo chiusi nella nostra torre sicura, fatta di convinzioni, come quella che la guerra fosse qualcosa di lontano, e di quel borioso senso di superiorità culturale e bellico che ci ha sempre contraddistinti.

E poi ci sono le immagini, quelle raccapriccianti immagini che tutt’ora continuano ad arrivare dall’Ucraina, martoriata senza un preciso motivo.

Ma, soprattutto ci sono le storie delle persone, quelle di chi resta per difendere la propria patria, la propria casa, ma anche quelle di chi fugge per salvarsi. Quest’ultime sono già un milione circa, secondo l’ONU. Sono emigrate nei paesi vicini, come Romania, Polonia (soprattutto), Bulgaria ma anche verso paesi più lontani come l’Italia o la Germania.

Al numero degli emigranti, però, se ne contrappone uno ben più drammaticamente importante: quello delle vittime. Secondo Adkronos, sarebbero in tutto otto mila le persone rimaste uccise, due mila dei quali civili, che con la guerra, sicuramente, non avevano nulla a che fare. Come i due bambini uccisi ieri con la loro mamma, in fuga da Mariupol in quello che doveva essere, al contrario di quanto poi si è dimostrato, un corridoio umanitario condiviso da entrambe le controparti.

La speranza che rimane sempre accesa è quella che si possa arrivare ad un accordo, magari grazie alle mediazioni dei leader di Francia, Israele e Turchia, ovvero coloro i quali si sono resi disponibili a mediare tra i due paesi; e che, se ancora esiste, uno spiraglio di umanità possa ancora accendersi dentro il presidente russo, il quale finora, però, si è sempre mostrato gelido come le steppe della sua Madrepatria.


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